esercizi per la spalla

Esercizi per la spalla

Nell’articolo precedente vi ho parlato della periartrite scapolo-omerale, come una delle cause di dolore alla spalla.

Le problematiche di spalla sono molteplici e a volte hanno una sintomatologia simile.

Di seguito verranno spiegati alcuni esercizi che possono essere suddivisi in esercizi di streching; esercizi di mobilità ed esercizi di rinforzo muscolare / propriocettivi; utili e di aiuto nei problemi di spalla.

In base al tipo di problema il terapeuta decide quali fare e come fare. E’ quindi opportuno consultarsi con un medico/fisioterapista/osteopata per scegliere gli esercizi più opportuni.

Esercizi di stretching

Esercizio 1

Portare in allungamento l’arto superiore verso la spalla opposta mantenendo il braccio sul piano orizzontale.  Mantenere questa posizione per 10-15 secondi e ripetere più volte.

Esercizio 2

Partire dalla posizione di partenza con il gomito lungo il corpo; flesso a 90° e palmo della mano sullo stipide della porta. Da questa posizione ruotare il tronco dalla parte opposta mantenendo il braccio attaccato al corpo. Mantenere la posizione finale per 15-20 secondi e ripetere più volte.

Esercizio 3

Portare l’arto superiore in dietro fino a sopra la testa e da qui flettere il gomito quasi a toccarsi la scapola. IL braccio opposto blocca il gomito e aiuta la spalla a sollevarsi. Mantenere 15-20 secondi e ripetere più volte.

Esercizio 4

Poggiare il palmo della mano sul muro in flessione dorsale. Tenere il gomito in estensione e pronarlo (vedi freccia). La spalla, con l’aiuto della respirazione, ruota un poco internamente e avanza di pochi centimetri alla volta (vedi freccia). L’importante nell’esercizio è che la mano rimanga poggiata al muro e il gomito esteso. Mantenere la posizione per 20 secondi e ripetere più volte

Esercizi di mobilità

Esercizio 1

Fare un pendolo col braccio verso il basso senza contrarre volontariamente nessun muscolo. Il braccio si muove solo con l’aiuto della forza di gravità. Ruotare in senso orario per 2 minuti e poi invertire in senso antiorario sempre per 2 minuti. Si può usare anche un piccolo peso tenendolo in mano.

Esercizio 2

Da sdraiato, sollevare il braccio col gomito esteso fino ad arrivare all’altezza della testa (se il dolore lo permette, altrimenti fermarsi prima) e riscendere gradualmente, aiutandosi con il braccio opposto sotto il gomito. Ripetere il movimento per 20-30 volte.

Esercizio 3

Braccio che regge una palla poggiata al muro. Far scorrere il pallone verso l’alto estendendo anche il gomito e la spalla; e riscendere alla posizione di partenza senza far cadere la palla. Ripetere per 20-30 volte.

Esercizio 4

Partendo col gomito flesso e la mano poggiata al muro ad una certa distanza, sollevare gradualmente la mano scivolando sul muro fino a salire al massimo della mobilità. Riscendere lentamente senza mai staccare la mano dal muro. Ripetere 20-30 volte.

Esercizi di rinforzo

PER FARE I PROSSIMI ESERCIZI SI CONSIGLIA DI UTILIZZARE UN ELASTICO TIPO THERA-BAND. PER LA RESISTENZA DELL’ELASTICO CHIEDERE CONSULTO A FISIOTERAPISTA/OSTEOPATA/MEDICO.

Esercizio 1

Con il gomito lungo il fianco e flesso a 90° portare l’elastico (che è legato ad esempio alla maniglia della porta) verso l’interno fino a 45° stando attenti a non alzare il gomito. Le serie da fare vanno decise dal terapeuta.

Esercizio 2

Come l’esercizio precedente, ma stavolta portare l’elastico verso l’esterno. Si parte col braccio internamente e si arriva ad aprirlo. Le serie da fare vanno decise dal terapeuta.

Esercizio 3

Stavolta l’elastico è legato ad una sedia o ad un tavolo in basso. Si parte  col braccio obliquo verso il basso e l’elastico si apre in alto seguendo sempre una diagonale in fuori ed in alto. Le serie da fare vanno decise dal terapeuta.

Esercizio 4

Legare l’elastico sotto ad un piede e partire con le braccia lungo i fianchi. Sollevare l’elastico in alto ed in avanti seguendo la forma di una V. Le serie da fare vanno decise dal terapeuta.

Esercizio 5

Posizionare l’elastico sotto al piede e partire con i gomiti estesi. Flettere i gomiti mantenendoli sempre lungo il fianco. Le serie da fare vanno decise dal terapeuta.

Esercizio 6

Partire da una posizione seduta e con l’elastico legato in alto. I gomiti in partenza sono flessi a circa 90° e si arriva ad estenderli lasciandoli sempre poggiati lungo i fianchi. Le serie da fare vanno decise dal terapeuta.

Periartrite della spalla

Periartrite della spalla: cos’è e consigli

Nel precedente articolo abbiamo parlato di come individuare e distinguere l’artrite e l’artrosi. In questo articolo, invece, parleremo nello specifico della periartrite della spalla.

Anche definita come periartrite scapolo-omerale, la periartrite della spalla è un’affezione molto frequente, con massima incidenza fra i 40 e i 50 anni, determinata da un’entesopatia di uno o, più spesso, di diversi tendini della cuffia dei rotatori: sovraspinoso, sottospinoso, piccolo rotondo, sottoscapolare e capo lungo del bicipite.

Un entesopatia è una sofferenza del tendine nella prossimità dell’inserzione ossea, e nel caso della periartrite può esserci una lesione o una parziale lacerazione, o una condizione infiammatoria di una o più entesi.

Di solito si parla di periartrite scapolo-omerale quando la persona con dolore alla spalla non ha ancora effettuato esami diagnostici tipo risonanza magnetica o ecografia, che una volta fatti possono dare una diagnosi certa di quale tendine sia interessato oppure diagnosticare un’altra causa di dolore simile alla periartrite (come l’impigment, borsiti, artrosi, calcificazioni tendinee, spalla congelata, ecc..).

I sintomi della periartrite della spalla

Sintomi della periartrite

Clinicamente si ha spesso dolore sordo e continuo in regione deltoidea, anche di notte, e riacutizzato dai movimenti della spalla. La valutazione accurata della limitazione di alcuni movimenti specifici permette di individuare il tendine coinvolto.

Qual’è la causa della periartrite della spalla?

La causa maggiore della degenerazione tendinea è il sovraccarico funzionale continuo, che associato ad un alterata biomeccanica delle articolazioni comporta uno stress “corrosivo” sui tendini.

Anche nella periartrite, la genetica può facilitare l’invecchiamento precoce dello strato muscolo-tendineo.

Inoltre ci sono situazioni (tipo diabete e malattie cardio vascolari) che alterano la microcircolazione e quindi il giusto apporto vascolare, favorendo la lesione tendinea.

La causa della periatrite

Quanto dura?

La fase acuta può durare 2/3 settimane, in cui può esserci anche dolore a riposo, e può risolversi spontaneamente. Le recidive sono frequenti e possono portare in cronicità (da 1 a 6 mesi) oppure evolversi in altre situazioni patologiche per la spalla.

Che fare?

Innanzitutto stabilire quale o quali tendini sono coinvolti nel problema. Eseguendo dei test diagnostici si può capire se c’è effettivamente un problema a carico dei tendini o di altre strutture (come capsula, legamenti, borsa sinoviale,etc…).

Un’indagine diagnostica più precisa può essere affidata all’ecografia o alla risonanza. La radiografia può essere utile per fare diagnosi differenziale con altri problemi.

Una altissima percentuale di persone sopra i 30 anni presenta piccole o medie lesioni tendinee ma non presenta nessun tipo di fastidio o dolore. Questo porta a pensare che spesso questa problematica è asintomatica e può evolversi o dare dolore quando il nostro corpo non riesce più a compensare alcune situazioni.

Che fare per la periatrite

Quali terapie posso intraprendere?

Esistono varie proposte terapeutiche in caso di periartrite scapolo-omerale:

  • terapie farmacologiche (anche infiltrative)
  • terapie chirurgiche (nei casi più gravi)
  • terapie strumentali
  • terapie manuali

Studi scientifici dimostrano che la terapia manuale e gli esercizi riabilitativi migliorano la sintomatologia del dolore e aumentano la mobilità nella varie fasi della periartrite scapolo-omerale.

Nei prossimi articoli verranno proposti degli esercizi che migliorano e ripristinano una buona dinamica dei movimenti della spalla.

Diagnostica per immagine

Diagnostica per immagine: qual’è meglio fare?

Molti sono gli esami eseguiti in campo medico per fare diagnostica differenziale.

Spesso di fronte ad un problema da attribuire all’apparato muscolo-scheletrico non sappiamo quale indagine diagnostica per immagini è meglio fare.

In questo articolo troverai un elenco di esami ed delle linee guida per scegliere l’esame più indicato in base al proprio problema.

RADIOGRAFIA (RX)

Chiamata in gergo “lastra”, è un’indagine che utilizza le proprietà di un particolare tipo di radiazioni ionizzanti.  E’ un esame facile e veloce: per questo motivo, di solito, viene impiegata come primo strumento diagnostico.  Nell’apparato muscolo-scheletrico viene usata, sostanzialmente, per analizzare le ossa (fratture, lussazioni o metastasi) e la conformazione dell’articolazione (se ci sono eventuali alterazioni infiammatorie come le artriti o degenerative come l’artrosi). Il suo utilizzo è di fondamentale importanza dopo traumi per stabilire se l’osso ha subito o meno una frattura.

I miei consigli: è un esame che utilizza radiazioni e, essendo il danno da radiazioni per uso diagnostico a bassa incidenza e statistico, il consiglio è di fare tutti gli esami radiografici nella stessa seduta.

RISONANZA MAGNETICA (MRI)

Risonanza magnetica

La risonanza magnetica è una metodica radiologica che si basa sulla fisica dei campi magnetici. Oggi è in grado di produrre, in maniera non invasiva, immagini funzionali a sezione sottile di qualunque parte del corpo, in qualunque angolo e direzione con un enorme potenziale per la diagnosi precoce di varie malattie.

 

Nell’apparato muscolo-scheletrico, questo esame serve ad analizzare le parti molli delle articolazioni, ovvero dischi intervertebrali, tendini, legamenti, capsula e muscoli. In alcuni casi aiuta a studiare l’osso con maggiore dettaglio. Per le sue caratteristiche, viene usata per indagare molte situazioni patologiche: lesioni muscolari, tendiniti, lesioni legamentose, artrosi, ernie del disco, capsuliti, borsiti, lesioni meniscali, fratture da stress, ecc…

I miei consigli: sebbene non presenti rischi, la risonanza magnetica non può essere impiegata sui pazienti portatori di pacemaker cardiaco (anche se alcuni pacemaker di ultima generazione lo consentono) o di piccoli oggetti metallici.

ECOGRAFIA

E’ una tecnica diagnostica che impiega gli ultrasuoni per ottenere immagini in movimento o fotografiche di organi e tessuti interni.

L’ecografia muscolo-scheletrica, permette una valutazione ottimale delle strutture muscolari, consentendo una distinzione delle diverse componenti anatomiche, delle strutture tendinee e mio-tendinee.

Ecografia

L’uso principale dell’ecografia muscolo-tendinea è certamente la ricerca di lesioni o rotture delle fibre muscolari avvenute per eventi traumatici acuti o subacuti e la valutazione di alterazioni infiammatorie e/o traumatiche delle strutture tendinee.

I miei consigli: essendo un esame operatore dipendente, bisogna essere molto bravi ad individuare la problematica e a riconoscerla.

TAC o TC (Tomografia Assiale Computerizzata)

E’ una metodica per immagini che sfrutta l’utilizzo di raggi X. IL campo di applicazione è molto vasto: dal campo neurologico a quello scheletrico, toracico, addominale, oncologico di ogni distretto, ginecologico, vascolare, cardiaco e traumatologico.

Nell’apparato muscolo scheletrico viene utilizzata quando con gli altri metodi diagnostici si riesce a vedere poco e c’è bisogno di un’alta risoluzione. Molte cose che si vedono con la RM e la RX si possono vedere anche con la TC, ma quest’ultima ha una particolare valenza nello studiare in modo approfondito l’osso (per esempio nei casi di frattura da stress che una RX o una RM non mostra in modo chiaro).

I miei consigli: in generale la TAC non è dannosa, ma utilizzando dei raggi X, si alza leggermente la statistica e l’incidenza sul danno dovuto alle radiazioni.

Non si può fare nelle donne in stato interessante ma si può fare nelle persone portatori di pacemaker o defibrillatori interni (a differenza della RM).

ELETTROMIOGRAFIA (EMG)

E’ un esame operatore dipendente e serve per la valutazione di patologie a carico del sistema nervoso periferico e dell’apparato muscolare.

Elettromiografia

I miei consigli: nell’apparato muscolo scheletrico l’elettromiografia può evidenziare la sofferenza di una o più radici nervose, di uno o più nervi, lesione di uno o più tronchi nervosi, intrappolamento di un tronco nervoso (esempio sindrome del tunnel carpale): per questo viene prescritta nel sospetto di radicolopatie da ernie discali, lesioni dei tronchi nervosi, radicoliti e poliradicolonevriti.

MOC

La Mineralometria Ossea Computerizzata serve a misurare la quantità di calcio presente nelle ossa e serve a determinare se la mineralizzazione si è ridotta o se è già comparsa l’osteoporosi. Solitamente viene fatta a livello femoro/lombare per stimare la densità dell’osso dei distretti analizzati, e questo dato viene collocato all’interno di una curva che tiene conto dell’età, del sesso e dell’etnia del paziente.

I miei consigli: tramite la MOC, è possibile stabilire se il soggetto in esame ha una corretta quantità di osso nei distretti esaminate oppure se è osteopenico (un po’ carente di osso) o osteoporotico (marcata carenza di osso).

Artrite e artrosi: che differenza c’è?

L’artrite e l’artrosi fanno parte della categoria delle patologie reumatiche, entrambe sono a carico dell’articolazione ma spesso un artrite lascia dei danni strutturali articolari che creano i presupposti per un artrosi secondaria: in questo articolo scopriremo quali sono le loro differenze, le cause e i sintomi e perchè spesso si confondono.

L’artrite

L’ARTRITE è una patologia infiammatoria cronica di origine autoimmune che colpisce una o più articolazioni e può svilupparsi in soggetti di ogni età, anche nei bambini.

Esistono diverse forme di artrite, tutte accomunate dal fatto che si innesca un processo infiammatorio a livello articolare. Tra le più diffuse ritroviamo: artrite reumatoide, artrite gottosa, spondiloartrite, artrite psorisiaca.

Le cause e i sintomi dell’artrite

Artrite e artrosi

Le cause sono multifattoriali: traumatica, metabolica, infettiva, autoimmune e idiopatica.

I sintomi principali sono quelli tipici dell’infiammazione: dolore, gonfiore articolare, arrossamento, calore, ridotta capacità di movimento.

L’artrite è caratterizzata dall’alternarsi di fasi acute, in cui può esserci un danno articolare importante, a delle fasi silenti. Nelle fasi acute può esserci un interessamento, oltre che della cartilagine, anche dell’osso, della membrana e della capsula sinoviale. A causa di ciò le fasi post acute possono risentire di queste compromissioni oppure non aver nessun sintomo se non sono stati riportati danni importanti articolari.

L’artrosi

L’ARTROSI è una malattia degenerativa che colpisce inizialmente la cartilagine articolare dovuta all’usura e all’invecchiamento delle articolazioni, soprattutto quelle sottoposte a maggior carico (anche, ginocchia e colonna le zone più colpite). È una delle principali cause di dolore cronico e di disabilità.

Colpisce in primis i condrociti, le cellule che costituiscono la cartilagine e, nonostante abbia una componente infiammatoria, non è una malattia infiammatoria.  In seguito viene coinvolto l’osso a ridosso della cartilagine creando sclerosi (assottigliamento) e osteofiti (escrescenze ossee). Nelle fasi successive vengono coinvolte anche capsula e membrana sinoviale.

La cartilagine è un tessuto interposto nell’articolazione che ha lo scopo principale di ridurre l’attrito articolare, e se danneggiato perde la sua capacità elastica.

I dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) confermano che circa il 28% di persone con un’età superiore ai 60 anni soffre di artrosi sintomatica. Di questi, l’80% presenta delle limitazioni nel movimento.

L'artrosi

Da cosa dipende l’artrosi?

Da tutti quei fattori che possono determinare una perdita dell’equilibrio fra il carico e la cartilagine articolare. Quando uno dei due subisce un insulto (di qualsiasi natura) si rompe quell’equilibrio articolare. Questi insulti possono essere dovuti a numerosi fattori:

  1. L’età: esiste un forte legame tra l’età e l’aumento della frequenza dell’artrosi.
  2. L’eredità: la genetica gioca anch’essa un ruolo significativo nell’insorgenza di alcuni tipi di artrosi secondaria.
  3. Sovraccarico funzionale e stress meccanici (attività o gesti professionali ripetitivi, attività sportive stressanti, traumi ripetuti, ecc…).
  4. Sovrappeso e malattie metaboliche (anche essi fattori di rischio).
  5. Malattie infiammatorie (tipo Gotta o Artrite reumatoide che danneggiano l’articolazione e la rendono più suscettibile ai danni della cartilagine).
Fattori dell'artrosi

Sintomi e segni

I sintomi caratteristici sono il dolore articolare, la rigidità (soprattutto al mattino o dopo un periodo di inattività), la limitazione funzionale, gli scrosci articolari, la tumefazione delle articolazioni, in assenza di sintomi sistemici come la febbre.

NEI PROSSIMI ARTICOLI VERRANNO SPIEGATE MEGLIO NEL DETTAGLIO L’ARTOSI E L’ARTRITE DELLE ARTICOLAZIONI PIU’ COLPITE, E LE TERAPIE NECESSARIE.