Rizoartosi, l’artrosi del pollice

La rizoartrosi è un processo degenerativo che viene ad interessare l’articolazione trapezio-metacarpale, articolazione alla base del pollice.

L’articolazione trapezio-metacarpale è definita articolazione “a sella” per l’estrema somiglianza con la sella del cavallo: concava da un senso e convessa dall’altro. Permette i movimenti di opposizione, abduzione, adduzione, flessione ed estensione.

Statistiche alla mano, la rizoartrosi rappresenta la forma più comune di artrosi alla mano, colpisce più frequentemente le donne degli uomini e fa solitamente la sua comparsa dopo i 40 anni.

La cartilagine articolare in questa zona si usura nel tempo con una compromissione graduale del movimento del pollice, e può colpire una o tutte e due le mani.

Sintomi

I sintomi iniziali sono quelli comuni a tutte le tipologie di artrosi : dolore, rigidità articolare (soprattutto mattutina) e difficoltà nei movimenti.

Il dolore iniziale (alla base del pollice) si accentuerà in alcuni gesti della vita quotidiana come aprire un barattolo, girare una chiave, prendere un oggetto un po’ pesante, etc.

Col passare del tempo questo dolore tende ad aumentare ed a cronicizzarsi con probabile comparsa di una deformità alla mano (dal lato del pollice si nota un’importante ipotrofia muscolare ; il primo metacarpo si sublussa e la prima articolazione Metacarpofalangea si iperestende).

Cause e diagnosi

La rizoartrosi deriva da un danno cartilagineo progressivo facilitato dall’instabilità della stessa articolazione.  Alcune condizioni di usura progressiva, come particolari attività lavorative che hanno impegnato la mano per anni a sforzi o movimenti particolari possono influenzare la comparsa della malattia (un fattore significante può essere anche l’uso prolungato di telefonini o tablet).

Si è visto che una combinazione di fattori facilita l’instaurarsi di questa problematica:

  1. La predisposizione genetica/familiare all’artrosi
  2. L’età avanzata
  3. Il sesso femminile più colpito (soprattutto dopo i 55 anni e con la menopausa)
  4. Una storia passata di infortuni a carico delle articolazioni del pollice
  5. I lavori usuranti per la mano

La diagnosi è basata sui segni e sintomi del paziente  e un esame radiografico con eventuale TAC ci consentono di valutare la gravità del quadro artrosico indirizzandoci verso il tipo di terapia.

Radiograficamente si individuano 4 stati della patologia :

  • Stadio I: restringimento della rima articolare della Trapezio-metacarpale, sclerosi subcondrale senza sublussazione né osteofiti.
  • Stadio II: sclerosi subcondrale metacarpale marcata, con iniziale osteofitosi e sublussazione inferiore a 1/3 della base.
  • Stadio III: osteofitosi del trapezio, con scomparsa quasi totale dell’interlinea articolare, sublussazione maggiore o uguale a 1/3 della base metacarpale e artrosi peri-trapeziale.
  • Stadio IV: grave dismorfismo articolare, con voluminosi osteofiti diffusi, sublussazione della Trapezio-metacarpale e geodi subcondrali

Che fare?

La valutazione precoce della rizoartrosi (prima della comparsa del dolore, dell’impotenza funzionale e della deformità articolare) permette di evitare gravi disfunzioni e distruzioni articolari.

Il trattamento può essere conservativo o invasivo. Ad oggi l’approccio conservativo è il più utilizzato ed è sempre consigliato anche dai medici.

Tecniche manuali e l’utilizzo di mezzi fisici (come tecar, laser, etc..), associati anche a terapia antinfiammatoria (soprattutto nei casi gravi) hanno l’obbiettivo di ridurre i sintomi e migliorare la funzionalità della mano.

Nelle fasi più acute è consigliabile anche l’utilizzo di un bendaggio o di un tutore (statico o dinamico , a seconda della funzione)  che permette alla zona colpita di restare a riposo  da ulteriori stress meccanici.

Nelle forme più gravi viene presa in considerazione l’opzione dell’intervento chirurgico, che prevede l’asportazione della parte colpita dell’osso trapezio con l’inserimento di piccole protesi di varia natura.

Dopo l’intervento fa seguito un’immobilizzazione di circa 3 settimane e un successivo periodo di fisioterapia con un tempo medio di recupero progressivo di circa 3 mesi.

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