Artrosi dell’anca

L’artrosi dell’anca, detta anche coxartrosi, è una patologia che coinvolge l’articolazione coxo-femorale formata dalla testa del femore e dall’acetabolo ( o cotile).

Come in tutte le artrosi c’è un danneggiamento progressivo della cartilagine, e nelle fasi più avanzate coinvolge anche lo strato osseo dell’articolazione.

L’anca, insieme al ginocchio è la sede più colpita da artrosi, e colpisce soprattutto le persone sopra i 65 anni, in particolare le donne.

Quali sono i sintomi?

Come spesso capita nel quadro clinico dell’artrosi, i sintomi più comuni sono la rigidità, la ridotta mobilità e il dolore.

Nel caso specifico della coxartrosi:

  • La rigidità è soprattutto mattutina, al risveglio; tende ad aumentare con l’aggravarsi della patologia, ma tende a migliorare un po’ dopo degli esercizi di mobilità.
  • Il dolore è il sintomo principale, ed è localizzato principalmente lungo la sede inguinale, per poi irradiarsi anche dietro e lateralmente al gluteo. Aumenta all’inizio di un’attività e diminuisce col riposo.
  • La mobilità ridotta è soprattutto nei movimenti di abduzione (esempio : aprire la gamba); di intrarotazione ( esempio: accavallare la gamba sull’altra) e di flessione (esempio: portare la gamba al petto).

Nelle fasi più avanzate la problematica porterà la persona alla “zoppia” in quanto i muscoli saranno più deboli e non avranno la forza di sostenere l’arto e il bacino durante il cammino. Questo segno si chiama Trendelemburg , ed è presente a volte anche nelle persone che hanno avuto un impianto protesico all’anca.

Come si diagnostica?

Nella fase iniziale, è difficile diagnosticare questa patologia perché molti segni e sintomi sono simili ad altre problematiche dell’anca.

Per diagnosticare una coxartrosi è utile fare una RX dell’ anca.

Nelle fasi più avanzate , oltre alla diagnostica per immagine, sarà utile una visita dallo specialista che confermerà quanto visto con la RX.

Una RX mostra i segni caratteristici di una artrosi d’anca:

  • Riduzione dello spazio articolare tra la testa del femore e l’acetabolo del bacino;
  • Presenza di geodi (cavità ossee sostituite da tessuto fibroso);
  • Formazione di osteofiti (becchi ossei) soprattutto nelle zone di maggior carico.

In alcuni casi è consigliata la RISONANZA MAGNETICA per fare diagnosi differenziale con una OSTEONECROSI DELL’ANCA, che ha dei sintomi e segni simili alla coxartrosi, ma più aggressivi.

Qual’e’ la causa?

Esistono due tipi di artrosi:

 

  • Artrosi primaria; di tipo idiopatico, che colpisce prevalentemente le persone sopra i 60 anni e in particolare il sesso femminile.
  • Artrosi secondaria; che viene in seguito ad un trauma o ad un’altra patologia come la displasia d’anca.

La forma idiopatica, può avere una componente ereditaria, e tra le possibili cause c’è sicuramente il sovraccarico funzionale e gli stress meccanici (come le attività o gesti professionali ripetitivi, attività sportive stressanti, traumi ripetuti, ecc..)

Che fare ?

Nelle fasi iniziali ed intermedie, l’intervento fisioterapico ed osteopatico è quello che meglio di tutti aiuta a ridurre la sintomatologia dolorosa attraverso l’esecuzione di gesti e movimenti fino ad allora limitanti evitando l’intervento farmacologico (anche di tipo infiltrativo) o chirurgico.

Si utilizzano tecniche di terapia manuale per ridare mobilità alla zona oppure dei macchinari (come la tecar o il laser) per ridurre il dolore e l’infiammazione.

Nei casi di artrosi molto avanzata lo specialista ortopedico può consigliare l’intervento protesico chirurgico.

In un prossimo articolo parleremo dell’intervento protesico, in che cosa consiste e della terapia post-operatoria.

 

Esercizi per l’anca

Nell’articolo precedente mi sono occupato della borsite all’anca o trocanterica.

Di seguito vi spiegherò e illustrerò degli esercizi che aiutano la mobilità dell’anca e favoriscono l’allungamento muscolare per rendere l’articolazione più mobile e libera da impedimenti.

Questi esercizi possono essere usati anche per altre problematiche all’anca, sempre su consiglio di un fisioterapista o di un osteopata.

Esercizi di mobilita’ e di allungamento

1. Dalla posizione supina, partire con tutte e due le gambe distese e portare quella colpita al petto per 10 secondi mantenendo quella opposta distesa e cercare di non alzarla quando l’altra sale. Ripetere 20 volte.

2. Dalla posizione supina, partire con la gamba flessa e aperta, portarla nella direzione opposta (vedi freccia) senza alzare troppo il bacino. Mantenere la posizione 10 secondi e ripetere 20 volte.

3. Dalla posizione sul fianco , poggiare sul tappetino il lato della gamba “buona” e portare quella colpita col ginocchio flesso verso il gluteo per allungare il muscolo del quadricipite. Mantenere la posizione 10 secondi e ripetere 20 volte. Volendo si può flettere in avanti la gamba che sta sotto per evitare che si inarchi troppo la schiena

4. Dalla posizione seduta portare tutte e due le gambe aperte con ginocchia flesse, tipo “farfalla”. Da qui molleggiare lentamente con le gambe ed aprire sempre di più le anche per 5 minuti. La gamba meno mobile avrà più difficoltà ad aprirsi, in questo caso si può poggiare una mano sul ginocchio e spingere delicatamente per aiutare la stessa gamba a scendere.
Se la schiena è dolente, si può flettere un po’ il tronco in avanti.

5. Dalla posizione seduta flettere una gamba ed aprirla come l’esercizio 4. L’altra rimane estesa cercando di mantenere il ginocchio poggiato al tappetino. Portare il tronco in avanti e tenere la posizione per 10 secondi. Ripetere per 20 volte e fare l’esercizio per entrambe le gambe

6. Dalla posizione seduta accavallare ( fino a dove si riesce) la gamba colpita sull’altra col ginocchio flesso. Da qui ruotare il tronco dalla parte opposta ( vedi freccia) e cercare con la mano opposta alla gamba flessa di portare il ginocchio in basso in direzione opposta del tronco. Mantenere la posizione per 10 secondi e ripetere 20 volte.

7. Dalla posizione in ginocchio, portare la gamba “buona” in avanti col ginocchio flesso mentre l’altra rimane indietro con il ginocchio esteso. Portare il bacino in avanti e in basso (vedi freccia) per sentire allungarsi la parte anteriore della coscia che sta dietro. Mantenere la posizione 10 secondi e ripetere 20 volte.

8. Da in piedi mettere la gamba sana su una superfice rialzata, mentre l’altra è distesa in dietro. Portare il bacino in avanti verso la superficie rialzata per sentire allungarsi la parte anteriore della coscia che sta dietro. Mantenere la posizione 10 secondi e ripetere 20 volte.

9. Dalla posizione supina su un letto o un tavolo portare la gamba sana al petto mentre l’altra rimane fuori dal letto. Portare più possibile la gamba flessa al petto per sentire allungarsi quella opposta. Mantenere per 30 secondi e ripetere per 10 volte.