Il diaframma, muscolo della respirazione e non solo

Il diaframma è un muscolo che si trova tra torace e addome e svolge un ruolo primario nella respirazione, ma non solo.

Riveste una grande importanza anche sul piano emozionale e per questo viene chiamato muscolo della serenità.

Ha la forma di una cupola appiattita ed è situato al centro della colonna vertebrale separando la cavità toracica (dove ci sono polmoni e cuore) da quella addominale (sede dello stomaco, fegato e tutti i visceri).

La sua posizione lo rende un muscolo strategico per la funzionalità dei visceri, ed avendo delle connessioni anatomiche importanti anche con la colonna e con il sistema nervoso; entra in gioco in molte problematiche che affliggono il sistema muscolo-scheletrico.

Al centro del diaframma sono presenti degli orifizi per il passaggio dell’aorta addominale, della vena cava, dell’esofago, dei dotti linfatici e di alcuni rami del sistema nervoso neurovegetativo.

È divisibile in due porzioni: una centrale tendinea (centro frenico) ed una periferica muscolare che ha varie inserzioni: vertebrali, costali e sternali.

Che ruolo ha il diaframma ?

Il diaframma svolge la sua funzione principale durante la respirazione. Molte persone sfruttano solamente i muscoli accessori respiratori lasciando “dormiente” questo “grande” muscolo. Ce ne accorgiamo della sua funzione vitale soprattutto nella fase inspiratoria involontaria e a riposo: viene attivato abbassando il centro frenico e aprendo la gabbia toracica. Durante la fase espiratoria invece si alza facendo diminuire il diametro laterale della gabbia toracica.

Contraendosi si abbassa, creando successivamente un gradiente pressorio intratoracico negativo, rispetto all’ambiente esterno, a cui segue un “riempimento” spontaneo dei polmoni.

 

Da qui anche la sua importanza nel regolare l’equilibrio pressorio tra torace ed addome, fondamentale per una buona peristalsi intestinale.

 

Inoltre essendo un punto di passaggio del sistema vascolare e linfatico, risulta essere uno snodo importante dal punto di vista fluidico.

Problemi associati al mal funzionamento del diaframma

Viste le numerose connessioni anatomiche e funzionali del diaframma, uno stato di poca mobilità o fissità (spesso si sente parlare di diaframma “bloccato”) di questo muscolo, andrà ad influenzare molti aspetti della salute del corpo:

 

  • In primis tutto l’apparato respiratorio con i suoi organi (polmoni su tutti) e i muscoli accessori ( scaleni, intercostali,ec… che andranno in contro ad un iper lavoro con conseguenze sulla postura e sulla colonna cervicale)
  • Ne risentirà la mobilità viscerale e la funzionalità in genere dei vari organi collegati ad esso (stomaco e fegato nella zona toracica e tutto l’apparato digerente nella zona addominale);
  • Anche la colonna lombare con i suoi collegamenti fasciali e muscolari avrà una ripercussione, causando spesso dolori e compensi anche su altre zone zone, come l’articolazione dell’ anca, che vengono messe in tensione e sotto stress grazie ai collegamenti che ci sono con il muscolo psoas e il quadrato dei lombi.
  • In generale al livello meccanico ci saranno squilibri su tutta la colonna con posture sbagliate che a loro volta inizieranno un circolo vizioso che non aiuterà il diaframma stesso a “liberarsi” dalle restrizioni di mobilità.
  • In ultimo, ma non per importanza, ci sarà anche un effetto sulla vita emozionale, visto il suo coinvolgimento con il sistema nervoso neurovegetativo e visto il suo posizionamento “centrale” nel corpo.

Come trattare il diaframma?

Nel trattare il muscolo diaframma l’obiettivo principale è quello di renderlo più mobile possibile.

Per far ciò, oltre al trattamento manuale dello specialista che aiuta a “sbloccarlo” nella fase iniziale, bisogna insegnare al paziente stesso alcuni esercizi che dovrà fare con una certa quotidianità in quanto basta poco per riportarlo ad uno stato di ipo-mobilità.

Tra le tecniche più usate e facili da “insegnare” al paziente ci sono quelle di automassaggio del diaframma, di detensione dei pilastri diaframmatici e delle cupole ed esercizi che aumentino il volume della gabbia toracica.

Tutti questi esercizi verranno descritti e rappresentai in un prossimo articolo.

Coccigodinia, il dolore al coccige

La coccigodinia è una problematica dolorosa che colpisce la zona del coccige e può irradiarsi anche nella parte bassa del bacino.

Il coccige è un osso che si trova all’estremità della colonna, sotto l’osso sacro, ed è formato dall’unione di 3-4 piccole ossa, il cui apice appuntito è rivolto e curvato verso l’avanti.

Al livello coccigeo si agganciano numerosi legamenti, fasce e muscoli del pavimento pelvico e intorno alla sua articolazione passa il plesso pudendo (un ramo di fasci nervosi) con il sistema nervoso simpatico. Queste correlazioni anatomiche fanno si che questa zona, se sottoposta a stress meccanici o usuranti, possa infiammarsi e irradiarsi su tutto il bacino.

Cause del dolore

La maggior parte delle coccigodinie viene per cause traumatiche ( circa il 70% dei casi), spesso in seguito ad una forte caduta sul sedere. Solitamente dopo l’accaduto ci sarà una contusione, ma se il trauma è stato violento può esserci anche una lussazione o una frattura. In questi casi il dolore può durare anche anni, innescando una instabilità e un’infiammazione cronica che durerà per molto tempo. Nei casi più fortunati invece il dolore può durare da pochi giorni a 2 settimane.

Un’altra situazione in cui può esserci la coccigodinia è la gravidanza; dove il coccige diventa più flessibile ,per facilitare il parto , causando in alcuni casi un’eccessiva tensione fasciale e muscolare che si ripercuote su tutto il bacino.

Altre cause di coccigodinia sono :

  • l’eccessivo aumento o diminuzione di peso ;
  • lesioni da sforzo ripetitivo (come ad esempio il ciclismo o il canottaggio dove c’è un continuo sfregamento sotto il peso della colonna della zona del coccige);
  • artrosi importante
  • tumori
  • altre cause ( da squilibri della colonna vertebrale, in seguito a violenti colpi di frusta, psicosomatiche, situazioni congenite in cui il coccige è mal posizionato)

Sintomi

Oltre al dolore sul punto, le coccigodinie sono fastidiose anche nello svolgimento delle attività della vita quotidiana in quanto qualsiasi condizione che aumenta la pressione nella zona ( come il sedersi o l’andare in bagno) accentuerà la sintomatologia che si può irradiare anche nella zona pelvica. Rialzandosi o riducendo la pressione il sintomo andrà a diminuire.

Altri sintomi associati sono:

  • mal di schiena;
  • dolore prima e durante l’evacuazione,
  • accentuazione del dolore durante le mestruazioni nelle donne;
  • dolore irradiato sui glutei e sui fianchi.

Che fare?

Innanzitutto bisogna escludere che la coccigodinia derivi da una problematica legata all’osso e alla sua articolazione con il sacro. E’ consigliabile quindi una RX sia in posizione eretta che da seduti ( in quanto la lussazione risulta più evidente in flessione).

Una volta escluse fratture o lussazioni è utile anche una risonanza per vedere meglio i tessuti molli intorno all’osso.

La valutazione prevede la palpazione dei tessuti intorno al coccige per cercare le zone più dolenti; andando a testare anche la mobilità del coccige stesso e la tensione delle strutture fasciali e muscolari circostanti.

Generalmente il trattamento nella fase acuta prevede l’assunzione di farmaci antidolorifici e antinfiammatori e si cerca di evitare di sedersi su delle sedie rigide. Infatti si consiglia vivamente di utilizzare dei cuscini o ciambelle che evitano il contatto del coccige sulla sedia (anche dopo la fase acuta).

Passata la fase acuta , il trattamento manuale prevede una serie di tecniche che vanno a diminuire tutte quelle tensioni che si concentrano attorno al pavimento pelvico, e che vanno a recuperare quella mobilità delle strutture articolari collegate con muscoli e fasce al coccige ( ad esempio : sacro/iliaca; lombari e bacino). Utili anche gli esercizi di kegel per il recupero del tono muscolare del pavimento pelvico.

Oltre al trattamento manuale si può ricorrere anche ai mezzi fisici come il laser o l’ultrasuono che aiutano a togliere il dolore e l’infiammazione.

Se il dolore persiste e non migliora neanche dopo una serie di trattamenti , il medico allora  può consigliare anche l’utilizzo più elevato di farmaci antinfiammatori e miorilassanti.

Solo in pochissimi casi, come le fratture gravi con forte instabilità, il medico può ricorrere ad un intervento chirurgico chiamato coccigectomia , che prevede la rimozione della parte incriminata.