Artrosi cervicale

L’ARTROSI cervicale è una malattia degenerativa che colpisce inizialmente la cartilagine articolare delle vertebre cervicali, dovuta all’usura e all’invecchiamento delle articolazioni.

I sintomi più comuni sono il dolore e la rigidità del collo, anche se molte persone rimangono asintomatiche per molto tempo.

Le vertebre cervicali sono 7 e vengono numerate convenzionalmente da C1 a C7. Le prime 2 sono differenti da tutte le vertebre del corpo sia per struttura che per funzionalità.

Sono articolate l’una con l’altra dal disco intervertebrale al centro e lateralmente dalle faccette articolari. Inoltre una caratteristica anatomica importante è che le vertebre cervicali hanno nella loro parte più laterale (nei processi trasversi) un foro (il foro trasversario), che dà passaggio all’arteria vertebrale che risale fino al cranio dando irrorazione alla parte posteriore della testa.

Di artrosi cervicale ne soffrono indistintamente sia le donne che gli uomini, specialmente dopo i 40 anni e questi ultimi sono generalmente i soggetti più colpiti.

È una patologia che può peggiorare col passare del tempo e se non viene affrontata e curata tempestivamente può coinvolgere anche le strutture adiacenti le articolazioni con tutte le conseguenze del caso.

Pe un ulteriore approfondimento su cosa succede alle strutture osteo-articolari vi rimando ad un articolo precedente sull’artrosi e artrite: Artrite e artrosi: che differenza c’è?

Cause

Le cause sono spesso riconducibili a:

  • Comportamenti quotidiani sbagliati come posture errate.
  • Attività fisiche pesanti e ripetute nel tempo con interessamento della zona alta vertebrale.
  • Traumi non curati (es: colpi di frusta)
  • L’età che avanza (l’invecchiamento fisiologico gioca una componente primaria nelle problematiche artrosiche)

Sintomi

Come già detto sopra i sintomi più importanti sono: la rigidità articolare e il dolore.

Quando l’artrosi determina un’importante riduzione degli spazi intervertebrali con osteofitosi e interessamento legamentoso:

  • La limitazione della mobilità diventa un sintomo prevalente.

La presenza di osteofitosi importanti e il restringimento dei forami intervertebrali possono causare conflitto con le radici nervose e con i piccoli vasi sanguigni di quel livello. In questo caso avremmo anche sintomi di:

  • Irradiazione del dolore e/o deficit motorio e sensitivo agli arti superiori.
  • Nausea e/o Vertigini
  • Mal di testa (può essere localizzato alla base della testa o irradiarsi anche anteriormente).

La mobilità della colonna cervicale è fondamentale per mantenere il corretto allineamento degli organi di senso situati nella testa (vista e udito).

Come si diagnostica?

La presenza di artrosi cervicale si diagnostica facilmente facendo una radiografia classica del rachide cervicale. All’esame radiografico tipicamente si riscontra a seconda della fase iniziale o avanzata:

  • riduzione della rima articolare
  • sclerosi dell’osso subcondrale
  • osteofitosi e/o geodi
  • struttura dell’osso alterata.

Altri indagini possono essere eseguite se compaiono altri sintomi:

  • se c’è un’irradiazione forte del dolore agli arti superiori si richiede una Risonanza magnetica per differenziare un eventuale ernia
  • se ci sono deficit sensitivi e motori importanti agli arti superiori è consigliabile una Elettromiografia per escludere danni neurologici periferici.

Se invece i sintomi sopra elencati non migliorano con nessun aiuto farmacologico e col trattamento manuale, si consiglia una TC (tomografia computerizzata), estremamente utile in caso di dubbio diagnostico.

Che fare?

In caso di dolori acuti è possibile che il medico prescriva una cura antinfiammatoria, anche a base di cortisone se l’infiammazione presente rende impossibile i successivi passaggi.

Finita la fase di maggior dolore è assolutamente consigliabile il trattamento fisioterapico e/o osteopatico che è mirato alla riconquista della mobilità persa anche a causa del dolore e delle contratture muscolari.

Di fondamentale importanza sono gli esercizi specifici da insegnare al paziente, che vanno svolti con una sequenza e quotidianità su consiglio del fisioterapista e/o osteopata.

Nel prossimo articolo verranno illustrati e spiegati alcuni esercizi utili per la problematica artrosica cervicale.

La sciatalgia o lombosciatalgia

La sciatalgia o lombosciatalgia (o più comunemente SCIATICA), è un dolore che parte generalmente dietro la schiena e scende lungo tutta la gamba posteriormente, seguendo il percorso anatomico del nervo sciatico.

Il nervo sciatico è il nervo più grande e più lungo del corpo umano. Ha origine dalle ultime 2 vertebre lombari e dalle prime sacrali e fuoriesce dalle vertebre tramite i forami di coniugazione (formati dall’unione di due vertebre che danno il passaggio al nervo che fuoriesce dalla colonna).

Una volta che il nervo sciatico fuoriesce dal forame di coniugazione si dirige nella parte posteriore del gluteo, dietro la coscia e si dirige fino alla gamba e al piede. Durante il suo percorso i suoi rami portano la sensibilità e motricità a quasi tutto l’arto inferiore.

sciatalgia o lombosciatalgia

Un dolore da sciatalgia “vera” colpisce quasi tutto il territorio di innervazione ed è diverso da un dolore che prende fino al gluteo o metà gamba; in questo caso si può parlare di “falsa” sciatica ma ha una causa diversa e il trattamento che ne segue sarà differente.

Che sintomi può dare?

Solitamente il dolore generalizzato nel decorso del nervo è il sintomo maggiore, associato anche a bruciore. Altri sintomi spesso presenti sono intorpidimento o addormentamento, scossa elettrica e debolezza della gamba.

Nei casi più gravi c’è assenza o alterazione marcata dei riflessi osteo-tendinei, incapacità nel camminare con dolore presente anche a riposo.

A secondo del tipo di sciatalgia il soggetto è costretto al riposo forzato oppure a camminare per non sentire l’addormentamento o fastidio alla gamba.

Quali sono le cause di sciatalgia

  • La causa più comune è dovuta ad un’ernia del disco (in quanto il nucleo del disco che viene erniato va a comprimere il nervo all’origine creando un’infiammazione).
dove parte la sciatica o lombosciatalgia
  • Una spondiloartrosi grave con osteofitosi escrescenti che possono comprimere il nervo irritandolo;
  • Protusioni discali che possono aumentare la pressione e l’edema intorno alla fuoriuscita del nervo comprimendolo e dando inizio ad uno stato infiammatorio;
  • Tutte quelle condizioni che chiudono il forame di coniugazione (come uno schiacciamento vertebrale, un tumore, un evento post traumatico, ecc…)
  • Batterica o virale.

Si sente spesso parlare di MUSCOLO PIRIFORME come possibile causa di sciatica. In realtà il piriforme può causare una “falsa” sciatica, in quanto sotto il ventre muscolare passa il nervo sciatico (in pochissimi casi lo attraversa) ed una tensione/contrattura del piriforme può causare un’irritazione del nervo, ma non dà una sintomatologia completa sulla gamba.

In linea generale, tutte quelle condizioni che alterano la biomeccanica normale della colonna (posture non corrette, sforzi ripetuti, movimenti sbagliati, ecc…) causano uno stress sulle strutture osteo-articolari della colonna, come i dischi intervertebrali, che a loro volta possono creare un’irritazione sul nervo sciatico.

Come diagnosticarla?

Non solo i sintomi sopra elencati sono sufficienti per avere certezza di una sciatica “vera”, ma un’accurata anamnesi con eventuali esami diagnostici sono utili per differenziare la diagnosi.

Visto che la causa maggiore di lombosciatalgia è di natura discale, si consiglia una Risonanza Magnetica della colonna lombo-sacrale dove è possibile vedere bene i dischi e le radici nervose.

L’elettromiografia (EMG) è un altro strumento di indagine rilevante per capire la conduzione nervosa, e si consiglia quando sono presenti importanti deficit sensitivi o motori.

La Rx serve invece per avere un’idea generale sullo stato artrosico e articolare delle vertebre; e se ci sono degli osteofiti importanti come causa di ristringimento. Se presenti, allora, si può consigliare anche una TC per indagare meglio.

Che fare?

Una sciatalgia può regredire totalmente oppure cronicizzarsi e lasciare qualche piccolo sintomo anche a distanza. Solitamente la fase acuta migliora entro le 4/6 settimane, mentre se perdura oltre i 2 mesi è meglio indagare anche altre strutture, non solo quelle osteo articolari.

Il trattamento può essere farmacologico, fisioterapico/osteopatico oppure chirurgico.

I farmaci spesso usati sono antinfiammatori o cortisonici (per ridurre l’infiammazione) associati a miorilassanti (per ridurre la contrattura antalgica). Quando il dolore è molto acuto vengono prescritti anche farmaci antidolorifici.

L’utilizzo dell’ozono terapia può essere coadiuvante nello spezzare il circolo vizioso dell’infiammazione riducendo il sintomo del dolore.

La terapia manuale esercitata con la fisioterapia od osteopatia è fondamentale nei problemi di lombosciatalgia. Si può intervenire manualmente con diverse modalità. L’aspetto più importante è quello di togliere la tensione sul nervo incriminato nel modo che il terapeuta ritiene più opportuno.

L’intervento chirurgico è lo step finale di un’ernia discale che resiste ai trattamenti farmacologici e manuali. Ma come spesso accade, un paziente operato, può avere una ricaduta a distanza di anni su un altro segmento vertebrale.

È fondamentale prendersi cura della propria colonna nel tempo facendo degli esercizi mirati e suggeriti dal terapeuta, oppure fare delle sedute preventive dal fisioterapista od osteopata.